Quando si può parlare di resistenza al platino nel tumore sieroso di alto grado?

Gent. dott.ssa,

quando una persona con carcinoma ovarico di alto grado viene considerata resistente al platino, e conseguentemente non può più assumere parp inibitori? Mia madre è stata sottoposta a 3 cicli di carboplatino (di prova) in seguito ai quali vi è stato un marcato abbassamento del CA 125 e riduzione di linfonodi, ma la TAC rivela che due lesioni sembrano in ripresa, mentre le numerose altre restano stabili. Considerando che tutti gli altri farmaci sono stati provati e che è BRCA 1 mutata (anche se scoperto recentemente e tardivamente su mia insistente richiesta), secondo Lei vi sono i presupposti per un utilizzo di parp inibitori? La ringrazio infinitamente per la risposta, ma soprattutto per il meraviglioso lavoro che sta facendo per le donne.

FDL


Signora buonasera 

Una malattia viene definita resistente al platino quando il tumore cresce durante terapia con platino o entro sei mesi dal termine del trattamento.

Abbiamo in oncologia dei criteri molto precisi per definire la progressione e si chiamano criteri recist. I criteri dicono che per parlare di progressione la somma dei diametri di tutte le lesioni attuali deve superare del 20% la somma  dei diametri delle lesioni come erano all’inizio del trattamento. Sicuramente gli oncologi che seguono la sua mamma hanno fatto questa valutazione. Per la prescrizione dei parp inoltre serve che la malattia sia in risposta e non ci basta una semplice stabilizzazione. Provi a parlare con i medici della sua mamma: se il tumore non è progredito ma non rientra neanche nei criteri di risposta, appunto si dice è stabile, si potrebbe provare con ulteriori 3 cicli di platino se la mamma tollera bene la terapia, e successivamente ricontrollare la risposta con la tac sperando che qualche ciclo in più di chemioterapia induca una risposta.

Un abbraccio e un grande augurio per la sua mamma.

Domenica Lorusso