Lettera aperta a tutte le donne sulla Sentenza del Consiglio di Stato 456 del 29 settembre 2017

Condividiamo una buona notizia per tutte le pazienti ma anche una forte preoccupazione.

LA BUONA NOTIZIA

La buona notizia interessa tutte le donne italiane colpite da tumore al seno e all’ovaio. Il Consiglio di Stato, cioè l’organo costituzionale che tutela i diritti legittimi dei privati nei confronti della Pubblica Amministrazione, accogliendo il ricorso di una nota casa farmaceutica, con la sentenza 456  del 29 settembre 2017  ha  annullato le raccomandazioni  con cui la Regione Veneto, sconsigliava ai medici delle strutture ospedaliere pubbliche la prescrizione di due farmaci innovativi per  la cura dei tumori dell’ovaio e del seno, entrambi  autorizzati da AIFA , rimborsati dal SSN e rientranti nei Livelli Essenziali di Assistenza  (LEA),  cioè  tra  quelle le prestazioni  che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a garantire su tutto il territorio nazionale, a tutti i cittadini gratuitamente o dietro pagamento di un ticket. 

I DUE FARMACI

Le restrizioni  prescrittive che la sentenza del Consiglio di Stato ha annullato perché illegittime riguardano  due anticorpi monoclonali. Il primo, il Bevacizumab,  è un antiangiogenetico  prescritto alle oltre 50mila donne italiane colpite da tumore ovarico.  Il secondo, il Pertuzumab,  è l’antigene della proteina  Her2 che interessa il 20% dei tumori del seno, cioè circa 100mila donne in tutta Italia.  

 IL DIRITTO FONDAMENTALE ALLA SALUTE

Annullando le decisioni della Regione Veneto, il Consiglio di Stato  ha  ribadito che i livelli  essenziali di assistenza devono essere garantiti a tutti, in modo uniforme, in tutte le regioni  e ha salvaguardato due diritti  fondamentali:  il  diritto alla salute di tutti i cittadini sancito dall’ art. 32 della Costituzione  (“La Repubblica tutela la salute in quanto fondamentale diritto dell'individuo”) e l’autonomia decisionale del medico  nella scelta del farmaco  sancita dalla legge 232/2016 ( art.1, comma 407) e basata sulla appropriatezza terapeutica e la responsabilità prescrittiva.

 LA PREOCCUPAZIONE

Come associazione non possiamo che applaudire  a questa decisione ma siamo anche molto preoccupate da  tutto il tempo e da tutte le cure perse dalle pazienti  del Veneto durante il lungo confronto tra  giudici e medici. 

Viviamo in tempi molto fluidi  con forti spinte autonomistiche e noi temiamo che  la richiesta di aver “mani più libere”  avanzata recentemente dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna,  che si autodefiniscono “eccellenti”, possa accompagnarsi  ad un aumento  delle disparità di trattamento tra pazienti oncologici delle diverse regioni. Con  20 Regioni,  20 gruppi di lavoro sui farmaci oncologici, 20 modalità di valutazione diverse e iter decisionali lunghissimi  queste differenze di trattamento purtroppo sono già una realtà.

Da qui al calpestare il diritto fondamentale alla salute il passo è breve.

L’IMPORTANZA DELLA SENTENZA

In tale contesto, la sentenza del Consiglio di Stato  assume una grande importanza e  invita anche noi associazioni a vigilare sul rispetto del diritto fondamentale alla salute  che nessuno, neppure le Regioni “eccellenti”, possono limitare.