Curarsi in Piemonte Valle d'Aosta

In Piemonte si registrano ogni anno 420 nuovi casi di tumore ovarico di cui il 75% viene diagnosticato in stadio avanzato (III e IV) con una conseguente probabilità di ricaduta entro 12-18 mesi per circa il 50-60% dei casi. Le persone colpite da tumore ovarico rientrano tra i pazienti presi in carico dalla Rete Oncologica Piemonte Valle d'Aosta.

La Rete Oncologica è affidata al Dipartimento Interaziendale Interregionale Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, istituito presso l’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino, e diretto dal dott. Oscar Bertetto (obertetto@cittadellasalute.to.it - tel. 011-6335636)

La Rete è nata per:

  • eliminare le differenze che esistono  tra i servizi sanitari erogati nei diversi territori della Regione
  • raggiungere standard di cura sempre più elevati
  • semplificare l’accesso dei pazienti ai servizi sanitari
  • avvicinare i servizi di cura  alle persone laddove vivono
  • individuare e sviluppare percorsi di diagnosi, cura e assistenza  uniformi e coerenti
  • sviluppare un’attività di ricerca sempre all’avanguardia trasferendone i risultati in ambito clinic

Nell’ambito di questa rete oncologica il percorso della paziente colpita da tumore ovarico inizia con la prima accoglienza e prosegue con una presa in carico da parte delle strutture ospedaliere in grado di garantirle un’assistenza multidisciplinare e personalizzata, ovvero l’assistenza di un team di clinici capaci di far fronte alla sua situazione personale e ai molteplici bisogni di cura.

La prima accoglienza

La prima struttura di riferimento cui la paziente deve rivolgersi sono i CAS – Centri Accoglienza e Servizi. La Rete Oncologica conta 39 C.A.S. distribuiti sui territori di Piemonte e Valle d’Aosta. Queste strutture di riferimento forniscono prima di tutto informazioni sulle modalità di accesso al percorso di cure e alle prenotazioni delle visite.

Una volta accolte al C.A.S. le pazienti ricevono assistenza per prenotare le prestazioni diagnostiche necessarie e, contemporaneamente, è effettuata una valutazione infermieristica con la registrazione delle fragilità psicologiche, geriatriche, sociali o familiari eventualmente presenti che potrebbero rendere più difficile il percorso di cura.Il personale medico che opera all’interno dei CAS si prende cura della persona per l’intero iter clinico garantendole un costante affiancamento.

Al C.A.S. è preferibile accedere con la ricetta medica del medico di famiglia recante la prescrizione di visita CAS (“la rossa”), ma la prestazione è garantita anche se l'invio avviene da altri servizi. Una volta entrata nel percorso di cura la paziente non mette più mano al portafoglio: non si paga più nulla, neppure il ticket.

Per consultare l’elenco dei C.A.S. della Rete Oncologica clicca qui.

Dopo le prime visite, la presa in carico

Piemonte e Valle d’Aosta sono divise in 7 aree geografiche ognuna delle quali conta  un certo numero di centri di riferimento selezionati in base a specifici criteri.

Dopo l’accoglienza al C.A.S., la Rete conduce agli HUB, che sono le strutture ospedaliere dove le pazienti trovano il team di specialisti che si prenderà cura di loro. Questi team sono denominati GIC, sigla che sta per Gruppi Interdisciplinari Cure. Il GIC, cui la paziente accede dopo le visite effettuate nel C.A.S., stabilisce il percorso di cura, che è personalizzato sui suoi bisogni clinici.

Ciascuna area redige un unico PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) condiviso tra tutti gli operatori dei GIC di quell'area che prevedono per ciascuna disciplina un unico Responsabile della qualità delle prestazioni erogate.

Per quanto riguarda la ginecologia è possibile conoscere indirizzi e numeri di telefono dei 7 HUB (e relativi GIC interni) della Rete Oncologica Piemonte – Valle d’Aosta ai link qui sotto:

Piemonte

Torino Sud-Est
Torino Nord
Torino Ovest
Piemonte Nord-Est
Piemonte Sud-Est
Piemonte Sud-Ovest

 

Un team di esperti per ogni paziente

Nei centri di riferimento la persona con tumore ovarico è seguita da un gruppo i clinici che operano in team per garantirle la miglior assistenza dal punto di vista diagnostico, chirurgico, medico e psicologico, cioè un’assistenza a 360°.  

Il prendersi cura della persona da tutti i punti di vista (che in gergo tecnico è definita “presa in carico multidisciplinare”) permette di intervenire sul malato in modo tempestivo e coordinato. In altre parole, i diversi professionisti sanitari coinvolti nella presa in carico non incontrano la paziente in successione (allungando così i tempi di attesa) ma si presentano come una vera e propria équipe medica fondata sulla comunicazione e la condivisione delle informazioni. 

Ciascun GIC nomina una persona di riferimento per ogni paziente e, una volta confermata la diagnosi di tumore ovarico, si predispone perché sia tutto in linea col percorso diagnostico-terapeutico stabilito dal team di esperti.

Gli altri operatori coinvolti

Gli altri operatori coinvolti nel percorso di cura sono i farmacisti ospedalieri, che affiancano la Direzione del Dipartimento per dare continuità e incisività alle decisioni prese dallo staff medico, gli anatomo-patologi, i radioterapisti, gli psiconcologi e i nutrizionisti clinici. Negli ultimi anni si è scoperta l’importanza dei genetisti quali esperti indispensabili per comprendere la natura di molti tumori ovarici. In ogni link viene indicato il referente per ciascuno dei 7 HUB della Rete.

Il test genetico BRCA: come fare in Piemonte

Recenti studi hanno rilevato che il 15-25% dei tumori ovarici sono di origine genetico-ereditaria, e cioè   causati dalla mutazione di due geni che si trasmettono di generazione in generazione: il gene BRCA1 e il gene BRCA2. Ma chi può fare il test genetico BRCA? In Piemonte la situazione è chiara. Un documento d’indirizzo del 2007 della Regione sulla diagnosi delle persone con predisposizione genetica allo sviluppo di tumore ovarico precisa i criteri di accesso alla consulenza genetica e all’analisi dei geni BRCA1 e BRCA2, definendo appropriato il test in presenza di una probabilità di mutazione uguale o superiore al 10%, ovvero in caso di: 

  • neoplasia della mammella con diagnosi sotto i 35 anni
  • neoplasia della mammella e dell’ovaio
  • almeno due parenti di primo grado affette da neoplasie della mammella sotto i 50 anni, da neoplasia bilaterale della mammella, da neoplasia ovarica
  • almeno tre parenti di primo grado affette da neoplasia della mammella a qualsiasi età

Studi recenti hanno anche evidenziato che le pazienti affette da tumore sieroso di alto grado hanno una probabilità di mutazione superiore al 10% e devono avere accesso al test genetico a prescindere dalla familiarità. In questo caso la Rete si attiva con procedure dettagliate, organizzando un percorso specifico per l’accesso al test genetico: 

  • offerta del test genetico non appena accertata, grazie all’esame istologico, la diagnosi del tumore
  • acquisizione del consenso informato al test da parte di medici Oncologi e/o Ginecologi con training specifico e consegna della nota informativa scritta
  • richiesta della consulenza genetica oncologica pre-test nel caso in cui la paziente ne manifesti esplicita necessità
  • invio del campione con impegnativa e copia consenso informato firmato, il tutto corredato con questionario per la raccolta dell’anamnesi familiare e referto dell’esame istologico a SC Genetica Medica U – presidio Molinette AOU Città della Salute e della Scienza
  • restituzione del referto al medico richiedente entro 3 mesi dal prelievo ed eventuale programmazione della consulenza genetica post-test 

Nei casi previsti il costo del test genetico è a totale carico del Sistema Sanitario Nazionale.