La storia di Salvo

La predisposizione ai tumori nelle donne della mia famiglia, ramo materno, era cosa nota da tempo a tutti noi.

In un lontano passato se ne erano andate una zia e una cugina in giovane età; più di recente due mie sorelle, mentre mia madre e altre zie e nipoti femmine sono state colpite da tumore alla mammella e all’ovaio. Qualche anno fa mia madre e mia nipote maggiore hanno saputo, dopo il test, di essere portatrici della mutazione del gene BRCA1, e abbiamo finalmente capito il perché di tutti questi tumori in famiglia. Io, maschio e senza figli,  mi ero sempre sentito tranquillo, poiché non avevo informazioni  approfondite.

Ma poche settimane fa ho scoperto di essere anch’io portatore di tale mutazione. Ora anche io dovrò fare regolari controlli alla mammella, alla prostata e al colon, poiché anche noi maschi corriamo un rischio maggiore di contrarre tumori rispetto ai 'non mutati'. Ma la cosa che più mi ha scosso è stata la consapevolezza che ogni genitore 'mutato' ha il 50% di probabilità di trasmettere tale variante ai propri figli, anche in assenza di malattia.

Ho una famiglia numerosa da parte di madre: una quindicina di cugini primi e diverse decine di figli di cugini, tra cui molte femmine. Ho voluto quindi informare subito tutti, riprendendo rapporti da tempo un po’ appannati, poiché viviamo in località diverse. Dopo una iniziale e comprensibile preoccupazione, mi ha fatto piacere sentire la gratitudine di tutti loro, perché ora è possibile sapere se si ha la mutazione e quindi un maggior rischio di ammalarsi. I miei parenti ora si stanno organizzando, senza ansie ma con determinazione, a fare i test, anche i maschi, a maggior ragione perchè uno dei miei cugini diretti è già stato colpito da un tumore alla prostata, che sta affrontando con cure appropriate.

Insomma, la consapevolezza di questa 'mutazione di famiglia' ci ha riavvicinati e ci sta dando anche più forza, per affrontare tutti insieme, grazie ai progressi della medicina e della ricerca, una sfida che le generazioni precedenti non potevano neppure immaginare ne' tantomeno pensare di vincere.

Salvo Testa, docente universitario