Tumori ginecologici: la sessualità dimenticata

Sebbene i tumori ginecologici siano quelli che colpiscono di più la donna nella sua vita sessuale, 6 donne su 10 non vengono informate dal loro medico circa i cambiamenti che un intervento chirurgico spesso invasivo o gli effetti collaterali delle terapie oncologiche potranno causare. Questa mancanza di supporto anche solo informativo provoca una situazione di incertezza e di paura che spinge molte donne a rinunciare al proprio benessere sessuale

Purtroppo, oggi, la qualità della vita sessuale è ancora un diritto negato a chi soffre di un tumore ginecologico: è questo il dato più rilevante che emerge dal Rapporto Acto sulla qualità di vita delle pazienti presentato recentemente a Milano.

Il Rapporto, nato da una ricerca quantitativa su oltre 100 malate e da colloqui in profondità con un gruppo più selezionato di pazienti, ha misurato la qualità della vita e della comunicazione medico-paziente in tre grandi ambiti: il benessere psicologico, il benessere nutrizionale e il benessere sessuale.

L’ambito che risente maggiormente della malattia è quello personale (59,8%), inteso come percezione del proprio aspetto fisico e della propria identità corporea, seguito dall’ambito familiare (27,5%) e da quello professionale lavorativo (12,7%). Sorprendentemente però la percezione problematica del proprio corpo non influisce sull’umore che resta discreto nel 57,8% delle donne, buono nel 26,5% e depresso solo nel 15,7% dei casi. La maggioranza delle pazienti si sente inoltre psicologicamente ben supportata dal proprio medico curante.

In tema di alimentazione il 61,8% delle intervistate ha dichiarato di aver cambiato le proprie abitudini dietetiche e il 71,6% ha trovato un supporto in questo senso.

I problemi nascono invece quando si affronta il tema del benessere sessuale, della vita di coppia, della vita affettiva e di relazione. 7 donne su 10 hanno dichiarato che la loro vita sessuale è cambiata da molto (44,1%) a parzialmente (25,5%) e solo per il 30,4% è rimasta invariata. Di fronte a questi  cambiamenti il 63,7% delle rispondenti non ha ricevuto alcuna forma di aiuto  dal proprio medico.

Quasi tutte le donne ricordano soltanto il divieto posto ai rapporti sessuali per 60 giorni dopo l’intervento chirurgico. Molte di loro hanno dichiarato di sentirsi inopportune nel chiedere al medico informazioni sull’argomento sessuale; 9 donne su 10 hanno confessato di avere, a causa della malattia, un rapporto problematico con il partner e 5 donne su 10 hanno dichiarato di aver scelto liberamente di non occuparsi più del problema sessuale per non sentirsi in colpa.

Un altro dato che sorprende è che a fronte di queste problematiche  soltanto il 31,4% delle donne ha dichiarato di avere bisogno del supporto di un sessuologo clinico. Il 47,1% ha negato questo bisogno e il 21,6% non ha saputo rispondere.

Sesso e cancro sono ancora due tabù, sono argomenti di cui si parla ancora troppo poco soprattutto tra medico e paziente. C'è tanto da fare su questi temi  ma oggi questi dati rappresentano un buon punto di partenza per cominciare a lavorare affinché anche la  sessualità venga considerata, al pari delle altre dimensioni, una  parte integrante del benessere totale” ha commentato  Sonia La Spina, psico-oncologa del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Ospedale Cannizzaro di Catania autrice della ricerca insieme alla dottoressa Valentina Lombardo.

Le terapie oncologiche oggi consentono benefici clinici insperati rispetto al passato. Proprio per questo l'impegno dell'oncologia deve essere quello di promuovere più qualità della vita anche sul temi della sessualità” ha sostenuto Giusy Scandurra, Direttore dell’U.O.C. di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera Cannizzaro di Catania mentre il prof.  Salvatore Caruso, Ginecologo, Sessuologo Clinico e Presidente della Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica (FISS), sottolineando quanto le terapie influiscono negativamente sul buon funzionamento sessuale della donna e/o della coppia ha auspicato la necessità di “un trattamento integrato, magari interdisciplinare, capace di recuperare e di migliorare la qualità di vita della persona.

Con questo rapporto, alla cui presentazione hanno partecipato Nicoletta Cerana, presidente di Acto Italia e Annamaria Motta presidente di Acto Sicilia, Acto ha voluto rompere la barriera di silenzio e imbarazzo che da sempre circonda il tema del sesso quando si parla di tumori ginecologici ed invitare medici e donne a parlarne finalmente in modo aperto e sincero perché la sessualità è un diritto cui nessuna paziente deve più rinunciare.