Giugno 2018 - Acto Campania si presenta alla Regione: incontri a Napoli, Caserta, Salerno, Benevento e Avellino

E’ partita da Napoli il 28 giugno e precisamente dall’Istituto Nazionale dei Tumori- Fondazione Pascale la presentazione di Acto Campania, la nuova realtà associativa della rete nazionale Acto costituitasi ad Avellino per sensibilizzare ed informare la popolazione campana su questa grave neoplasia femminile che, nella Regione, registra ogni anno 500 nuove diagnosi. 

L’incontro, fortemente voluto da Mirosa Magnotti, presidente di Acto Campania e paziente lei stessa, è  il primo di quattro appuntamenti rivolti a medici di famiglia, ginecologi, oncologi, genetisti, pazienti e caregiver..

Con questi incontri Acto Campania intende migliorare le conoscenze sulla malattia ed evidenziare gli aspetti critici del percorso di cura al fine di migliorarlo.

Aspetti come la chirurgia di qualità, la centralizzazione delle cure in centri specializzati, l'identificazione dei percorsi nell'ambito di una efficiente rete oncologica sono al centro del dibattito. E non  mancano spazi di confronto per le pazienti per stimolare il dialogo e lo scambio di esperienze. In questo modo le donne colpite dal tumore ovarico non si sentiranno più sole di fronte alla malattia  ma parte di una comunità che le aiuta ad affrontare in modo consapevole e con maggiore serenità il percorso della malattia.

I prossimi incontri  si terranno a luglio all’ospedale Sant'Anna e San Sebastiano di Caserta, a settembre al Ruggi d'Aragona di Salerno, al Rummo di Benevento e  all'Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino.

Al meeting di Napoli sono intervenuti il direttore generale Attilio Bianchi e gli specialisti Sandro Pignata, Stefano Greggi, Nicola Normanno e Sabrina Cecere.

 “Con questi incontri desideriamo soprattutto indirizzare le donne ai centri di cura specializzati e facilitare l’accesso alle terapie innovative – ha dichiarato  Mirosa Magnotti, – Una attenzione particolare la vogliamo dedicare alla mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2 che sono  responsabili del 25% dei tumori ovarici e al test genetico che la rileva permettendo alle donne già colpite dal tumore di essere meglio curate e ai loro familiari di prevenire l’eventuale insorgere della malattia. Un test quindi molto importante soprattutto per i familiari in quanto è attualmente l’unico strumento di prevenzione primaria disponibile per questa grave neoplasia. “